Legge finanziaria, si cercano le coperture: per quale ragione c’è bisogno di un compromesso

Samanta Airoldi

Legge finanziaria alle porte ma risorse che mancano. Il Governo Meloni sta cercando coperture e si potrebbe scendere a compromessi.

La coperta è sempre più corta e le risorse per attuare la legge finanziaria potrebbero non esserci. Che fare? In questo articolo vi spieghiamo cosa potrebbe succedere a breve.

Coperture per la legge finanziaria
Il Governo cerca coperture per la legge finanziaria-(Giorgia Meloni Facebook)- Lafuriaumana.it

 

Giancarlo Giorgetti – attuale ministro dell’Economia e delle Finanze, in quota Lega – durante il meeting di Comunione e Liberazione tenutosi a Rimini, è stato chiaro: le cose da fare sono tante ma non ci sono i soldi per fare tutto. L’agenda del Governo Meloni è fitta: abbassamento delle aliquote Irpef, alzamento del taglio del cuneo fiscale, rimodulazione del sistema delle detrazioni, rivalutazione delle pensioni, riforma previdenziale finalizzata ad agevolare le uscite anticipate dal lavoro.

A ciò bisogna aggiungere l’introduzione dei due nuovi sussidi che prenderanno il posto del Reddito di cittadinanza e i bonus che andranno rifinanziati. Il Governo è alla ricerca di coperture e per trovarle si potrebbe scendere a compromessi con l’Europa.

Legge finanziaria: ecco cosa succederà

Il Consiglio dei ministri è tornato a riunirsi dopo le vacanze per gettare le basi della prossima legge di Bilancio. È chiaro a tutti che le risorse economiche per fare tutto non ci sono. Un compromesso potrebbe essere inevitabile.

Legge finanziaria, mancano le risorse
Non ci sono abbastanza risorse per le riforme/ Lafuriaumana.it

 

Per capire il perché della situazione attuale e delle crisi degli ultimi anni, bisogna fare un salto indietro di ben 42 anni e tornare al 1981. Fino ad allora c’era uno stretto collegamento tra Tesoro e Banca d’Italia: in pratica quest’ultima, su richiesta del Tesoro, acquistava a tassi ridotti i titoli di Stato non acquistati dal mercato. Questo meccanismo permetteva di contenere il debito pubblico ma venne abbandonato nel 1981 in quanto, secondo alcuni economisti, accelerava l’inflazione.

Dopo il “divorzio” tra Tesoro e banca d’Italia il debito pubblico iniziò a crescere in misura importante. Infatti a partire da quel momento, per trovare le risorse necessarie per le varie leggi finanziarie, è stato necessario piazzare il debito pregresso sul mercato e ai tassi del mercato. Ma torniamo ad oggi: il Governo Meloni, per trovare le risorse che servono ad attuare le riforme, avrebbe bisogno di qualcuno che acquistasse il debito a tassi ribassati. E chi potrebbe farlo se non la Banca Centrale europea?

Infatti un ritorno totale al passato non è possibile perché, nel frattempo, l’Italia è entrata nell’Unione Europea che vieta qualunque politica che possa fare aumentare l’inflazione. L’unico compromesso possibile è una redifinizione dei parametri di bilancio che permetta – entro certi limiti – di tornare al vecchio meccanismo di acquisto di titoli di Stato a tassi più bassi rispetto a quelli di mercato. In pratica un compromesso tra il Governo italiano e la Banca Centrale europea che permetterebbe un ammorbidimento delle linee di Bilancio senza, però, andare in contrasto con le politiche monetarie europee.

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