Pensioni: cambia tutto su uscita ed importi | Cosa decidono il Governo e l’Osservatorio Pensioni

Samanta Airoldi

Importanti novità sul fronte delle pensioni. Nel 2024 ci saranno cambiamenti sugli importi e sulle misure di prepensionamento.

Il 2023 è stato un anno importante per quanto riguarda le pensioni. C’è stata la rivalutazione delle pensioni minime che, per le persone con più di 75 anni, sono state portate a 600 euro. Inoltre c’è stata la rivalutazione dell’8,1% su tutti gli assegni previdenziali. Ma non solo.

Pensioni, novità 2024
Novità sul fronte delle pensioni – Lafuriaumana.it

Il Governo Meloni ha riconfermato Opzione donna limitando però l’accesso solo ad alcune categorie di lavoratrici, è stata introdotta Quota 103 e si sono gettate le prime basi per il superamento della legge Fornero. Il 2024 sarà un anno altrettanto importante e, finalmente, si iniziano a definire le linee di un nuovo quadro.

L’obiettivo è superare la legge Fornero che – anche secondo i sindacati – ha inchiodato il mondo del lavoro e fatto crescere la disoccupazione tra i giovani. Una riforma delle pensioni strutturale, al momento, non è possibile per mancanza di risorse finanziarie ma già dal prossimo anno ci saranno importanti cambiamenti.

Pensioni: ecco cosa cambierà nel 2024

Il primo cambiamento importante riguarderà gli importi delle pensioni. Grazie alla riforma fiscale, verrà abbassata la percentuale Irpef e, pertanto, tanto i lavoratori quanto i pensionati pagheranno meno imposte sul reddito. I vantaggi maggiori andranno alla fascia media, cioè coloro che percepiscono pensioni comprese tra 28.000 e 50.000 euro l’anno. Per questa fascia l’aliquota Irpef potrebbe addirittura passare dal 35% al 27%. Inoltre si sta valutando di aumentare ulteriormente le pensioni minime per gli over 75 e di portarle da 600 euro a 700 euro al mese.

Aumenti delle pensioni
Le pensioni aumenteranno – Lafuriaumana.it

Per quanto riguarda, invece, le misure di prepensionamento la più grande novità recentemente annunciata è la riconferma di Opzione donna con il ritorno del requisito anagrafico a 58 anni per tutte le lavoratrici, anche quelle senza figli. Quasi certa anche la riconferma di Quota 103, che permette di andare in pensione a 62 anni con 41 di contributi.

Si ipotizza inoltre di ampliare la platea dei beneficiari di Ape sociale,  misura di prepensionamento che consente di accedere alla pensione a 63 anni con un requisito contributivo che oscilla tra i 30 anni e i 36, a seconda della propria categoria lavorativa. Al momento possono fruire di Ape sociale solo i lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%, gli addetti a mansioni usuranti e i disoccupati ma l’Esecutivo potrebbe estendere questa opzione a più categorie.

Infine si sta ancora discutendo sulla possibilità di estendere a tutti la possibilità di andare in pensione con Quota 41, misura che consente il prepensionamento al raggiungimento di 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Questo passo, tuttavia, sarebbe possibile solo a patto di ricalcolare tutti gli assegni con il sistema contributivo puro. E, quindi, di fare pesanti tagli sulle pensioni. Infine, ultima importante novità, il Governo sta pensando di introdurre un assegno di garanzia per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 in modo da aiutare chi avrà pensioni troppo basse.

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